Della criptovaluta più famosa al mondo si parla solo per il suo grande valore di conversione che, a Febbraio del 2021, ha addirittura raggiunto la quota di 47.000€ per Bitcoin.

Eppure, pare che la moneta “virtuale” non abbia solo questo primato ma anche un altro un pò meno virtuoso. Da una ricerca condotta dall’Università di Cambridge, infatti, pare che il Bitcoin consumi 121.36 Terawattora all’anno, ovvero quanto consuma l’intera Argentina. Se fosse una nazione sarebbe tra le prime 30 al mondo per consumi, piazzandosi non di poco avanti ad Olanda ed Emirati Uniti.

In molti però si chiedono perché il Bitcoin, che è una moneta, abbia un consumo energetico. Ebbene, per creare moneta e verificarne le transazioni si effettua una attività chiamata mining, la quale richiede computer con una potenza di calcolo estremamente elevata.

In effetti la maggior parte di questa economia parallela viene prodotta in Cina dove il costo dell’energia è basso e la fonte utilizzata è prevalentemente il carbone. Secondo Digieconomist, nel caso del Bitcoin parliamo di una impronta di carbonio pari a quella della Nuova Zelanda. In pratica, in termini di impatto una transazione di Bitcoin equivale a 453.000 “strisciate” Visa. Un pò troppo forse.